Piero Scaruffi è il più controverso e forse (proprio per questo) il maggior critico italiano.
Si occupa di informatica, cinema, scienze, politica, filosofia e letteratura con indifferente dedizione e preparazione anche se, almeno in Italia, deve la sua fama principalmente al suo lavoro di critico musicale.
A causa della sua (chiamiamola) originalità, viene spesso considerato il Lester Bangs italiano, sebbene, come ho già detto, la sua attività copra un’area di interessi immensamente più ampia.
Da molti anni vive in California, dove s’era recato nel 1983 per dirigere il Centro di Intelligenza Artificiale dell’Olivetti e dove ha cominciato a scrivere in maniera professionale pubblicando il suo primo libro, Intelligenza Artificiale, nato proprio in seguito a quell’esperienza.
Qualche anno più tardi, dopo aver creato una sua personale azienda di consulenza informatica (la Omniware), si è dedicato all’insegnamento presso le università di Stanford e Berkeley cominciando parallelamente a lavorare con serietà nell’ambito della critica musicale, scrivendo per alcune riviste specializzate italiane (Da Rockerilla a Blow-Up) e pubblicando una fondamentale Storia del Rock in quattro volumi per Arcana.
Le sue conoscenze informatiche e la sua residenza all’estero lo hanno reso anche un pioniere dell’Internet. La sua Storia del Rock è diventata un sito già nel 1998, anticipando di qualche anno la struttura di Wikipedia e dei Blog.
Molti anni prima aveva già intuito le potenzialità della Rete realizzando una fanzine distribuita via email già dal 1985 (a poche persone, presumo!). Tra il 1986 e il 1990 creò il suo primo database on line scaricabile via ftp e, se è vero che certe date sembrano vicine, lo è altrettanto che attività di questo genere in quegli anni rappresentavano l’avanguardia più assoluta.
Oggi Scaruffi ha 55 anni ed ha preso definitivamente la cittadinanza americana, sia pure rimanendo molto legato all’Italia.
In America ha pubblicato altre versioni della sua Storia del Rock, alle quali si sono aggiunte anche una Storia del Jazz, una della Musica Popolare ed anche una della musica da ballo. Tutte regolarmente tradotte e pubblicate anche da noi.
E’ vero: talvolta le ha sparate davvero grosse, per esempio definendo Foetus un musicista fondamentale o scrivendo che “The Beatles appartengono certamente alla storia del costume degli anni ’60, ma i loro meriti musicali sono quantomeno dubbi” ma le sue capacità dialettiche, la conoscenza tecnica ed una serietà davvero spiazzante, lo hanno reso l’ufficiale punta di diamante del nostro giornalismo musicale. 

http://www.scaruffi.com/