Piero Scaruffi è il più controverso e forse (proprio per questo) il maggior critico italiano.
Si occupa di informatica, cinema, scienze, politica, filosofia e letteratura con indifferente dedizione e preparazione anche se, almeno in Italia, deve la sua fama principalmente al suo lavoro di critico musicale.
A causa della sua (chiamiamola) originalità, viene spesso considerato il Lester Bangs italiano, sebbene, come ho già detto, la sua attività copra un’area di interessi immensamente più ampia.
Da molti anni vive in California, dove s’era recato nel 1983 per dirigere il Centro di Intelligenza Artificiale dell’Olivetti e dove ha cominciato a scrivere in maniera professionale pubblicando il suo primo libro, Intelligenza Artificiale, nato proprio in seguito a quell’esperienza. Qualche anno più tardi, dopo aver creato una sua personale azienda di consulenza informatica (la Omniware), si è dedicato all’insegnamento presso le università di Stanford e Berkeley cominciando parallelamente a lavorare con serietà nell’ambito della critica musicale, scrivendo per alcune riviste specializzate italiane (Da Rockerilla a Blow-Up) e pubblicando una fondamentale Storia del Rock in quattro volumi per Arcana.
Le sue conoscenze informatiche e la sua residenza all’estero lo hanno reso anche un pioniere dell’Internet. La sua Storia del Rock è diventata un sito già nel 1998, anticipando di qualche anno la struttura di Wikipedia e dei Blog.
Molti anni prima aveva già intuito le potenzialità della Rete realizzando una fanzine distribuita via email già dal 1985 (a poche persone, presumo!). Tra il 1986 e il 1990 creò il suo primo database on line scaricabile via ftp e, se è vero che certe date sembrano vicine, lo è altrettanto che attività di questo genere in quegli anni rappresentavano l’avanguardia più assoluta.
Oggi Scaruffi ha 55 anni ed ha preso definitivamente la cittadinanza americana, sia pure rimanendo molto legato all’Italia.
In America ha pubblicato altre versioni della sua Storia del Rock, alle quali si sono aggiunte anche una Storia del Jazz, una della Musica Popolare ed anche una della musica da ballo. Tutte regolarmente tradotte e pubblicate anche da noi.
E’ vero: talvolta le ha sparate davvero grosse, per esempio definendo Foetus un musicista fondamentale o scrivendo che “The Beatles appartengono certamente alla storia del costume degli anni ’60, ma i loro meriti musicali sono quantomeno dubbi” ma le sue capacità dialettiche, la conoscenza tecnica ed una serietà davvero spiazzante, lo hanno reso l’ufficiale punta di diamante del nostro giornalismo musicale.
Su scaruffi.com ci sono tantissime informazioni utili, io lo uso regolarmente quando non ricordo anni di pubblicazione o titoli di dischi.
I pareri critici, quello sono: pareri.
Una volta ne avevo più bisogno, adesso, grazie anche alla possibilità di ascoltare praticamente tutto, in modo legale e semplice (da myspace al preview dei siti che vendono musica) ne faccio tranquillamente a meno.
Però Scaruffi mi sembra, come dici giustamente tu, un critico “serio”.
(E se proprio si deve ascoltare il parere di qualcuno, meglio sempre farlo alla luce delle sue idiosincrasie…)
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E’ il mio idolo da una vita. E’ sempre stato un faro guida nella mia crescita di conoscenza musicale. Mai al soldo delle case discografiche, indipendente ed incorruttibile, ha creato una forma di scrittura libera ed inimitabile.
Fa incazzare tantissima gente perchè non guarda in faccia a nessuno, e la pagina delle risposte alle critiche dei lettori è una delle mie letture preferite, nonchè pietra miliare da utilizzare come modello contro chi ritiene snob chi ascolta gli artisti più elogiati da lui.
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ricordo che i primi tempi (i primi tempi in cui si “scopriva” il web, col modem 56k…) il sito di Scaruffi era pioneristico e immenso a livello di informazioni..
Poi quando ho letto la scheda sui Beatles (che penso sia diventata la sua pagina più famosa e discussa) ammetto di essere rimasto un po’ sorpreso..
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Ovviamente i pareri sono pareri, ma dire che i meriti musicali dei Beatles sono dubbi, insomma, questo parere mi ha sempre fatto sorridere, mettiamola così.
Altrettanto ovviamente, a Scaruffi certe cose si possono perdonare.
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non so se Scaruffi è il maggior critico italiano ma una cosa è certa: è sempre coerente con la sua personale e dichiarata visione (che in linea di massima condivido). Può far sorridere quando demolisce i Beatles (non i RS!) ma lo fa argomentando in modo chiaro secondo la sua consueta chiave di lettura. Questo è un aspetto stimolante che a mio avviso vale molto di più delle solite, banali e minestrose biografie reperibili ovunque…
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A me quello che sconvolge di più è l’incensamento di Foetus.
Sui Beatles posso anche essere d’accordo (sono beatlesiano e…faccio fatica ma, posso capire) Ma a Foetus, mi dispiace… non ci arriverò MAI!
🙂
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Tanto di cappello a Scaruffi per l’enciclopedismo e per l’indipendenza. Non sono argomenti da sottovalutare, ci mancherebbe.
Però come critico, peraltro godibilissimo nella scrittura e nelle argomentazioni, resta molto “soggettivo”. Direte voi “chi non lo è”.
Ecco secondo me un critico musicale dovrebbe sapere andare oltre le sue passioni. E secondo me Scaruffi qua trova un suo limite.
E’ quasi un blogger, per attitudine.
Il che ai miei occhi non lo sminuisce, lo definisce un pò meglio però.
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Un grande! Ha un bagaglio culturale enorme che gli consente di argomentare in modo approfondoto e mai banale.
Però, a mio modo di vedere, non stronca mai in modo gratuito, ma cerca sempre di seguire un percorso logico, per quanto opinabile possa essere.
Non ha paura di esprimere il proprio giudizio fuori dai denti, e questo per me è un merito.
Anche i giudizi sui Beatles, a ben vedere, non sono così drastici. Se leggete la loro scheda, vedete che Scaruffi riconosce loro un grande talento melodico – che poi anche per me è il vero pregio dei Fab Four – solo che non considera questo pregio sufficiente per giustificare la fama di cui godono. Io su questo non sono d’accordo, ma si tratta di punti di vista.
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Scusate, non avevo firmato il commento precedente. 🙂
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La sua scheda sui Beatles è soltanto la punta dell’iceberg, perchè la sua opera va sempre letta con una chiave di lettura ben precisa, ovvero: le qualità di un musicista non sono sempre proporzionali alla quantità di dischi che ha venduto.
E poi non sono d’accordo sul discorso del “saper andare oltre le sue passioni”. Notoriamente PS scrive con una certa dose di distacco, persino riguardo ai dischi a cui dà 9 e 8. Ne fa una lunga e lucida analisi, ma non appare mai coinvolto emotivamente.
Alla domanda: “Giudichi la musica, ma non “vivi” la musica. Le tue recensioni non hanno passione… non c’e` emozione, solo freddo raziocinio. ” Ha risposto: “Assolutamente. Spero che sia cosi` (molti hanno scritto il contrario). Non provo simpatia per nessun musicista rock, e non provo simpatia per la musica rock in generale.”
Di solito chi fa un blog, invece, è mosso proprio dal sentimento contrario, mi pare….
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lo uso un pò come fa alle..quando ho bisogno di informazioni ne usufruisco..la mia idea su di lui..che è serio,senza pregiudizi,e ha un suo modo personale di valutare la musica..si puòcondividere o meno,ma è un metodo ,ed è molto diverso da quello convenzionale..bene,il suo metodo mi piace,la sua mancanza di banalità pure.poi magari su qualche singola voce posso eser in disaccordo,ma è normale..
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Ho provato a postarli ma non riesco.
Ma comunque la conoscerete già la listona dei 25 migliori album di sempre per lo Scaruffi.
Oltrechè non convenzionale è anche iper soggettiva (ci sono almeno 5 album di kraut rock dentro).
Il che non me lo rende nè antipatico nè meno piacevole alla lettura.
Ma è uno parziale e non obiettivo, poco ma sicuro.
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Ecco la lista:
Captain Beefheart: Trout Mask Replica
Robert Wyatt: Rock Bottom
Faust: Faust I
Velvet Underground: & Nico
Doors: The Doors
Popol Vuh: Hosianna Mantra
Pere Ubu: Modern Dance Blank, 1978
Royal Trux: Twin Infinitives
John Fahey: Fare Forward Voyagers
Nico: Desert Shore
Tim Buckley: Lorca
Red Crayola: Parable Of Arable Land
Klaus Schulze: Irrlicht
Nick Cave: The Good Son
Lisa Germano: Geek The Girl
Morphine: Good
Bob Dylan: Blonde On Blonde
Neu!: self-titled
Foetus: Nail
Suicide: self-titled
Van Morrison: Astral Weeks
Residents: Not Available
Pop Group: Y
Vampire Rodents: Lullaby Land
Husker Du: Zen Arcade
Third Ear Band: self-titled
Gong: Flying Teapot
Per me, ce ne sono almeno 16 che lascerei in una mia lista dei 25 primi album di sempre.
E alcuni incomprensibili: ad esempio, “The Good Son” di Nick Cave? Forse il disco più moscio di tutta la sua carriera?
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Certo che è ipersoggettiva, lo è nè più ne meno di quella che farei io o faresti te o chiunque altro, così come per il “parziale” e “non obiettivo”.
Che cosa intendi per “non convenzionale”?
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Bagaglio enorme, vero. Il suo sito è molto ben fatto, ma quell’enciclopedismo lo fa più sembrare simile a una banca dati che non alla raccolta di recensioni di un critico musicale, per quanto competente e preparato. E poi per consuetudine mi viene da diffidare dei tuttologi 😉
Lester Bangs? Urca che paragone ingombrante.
L’opinione sui Beatles fa molto più che sorridere. Riconosce loro giusto un certo talento melodico? Fenomeno di costume dei ’60? Sticazzi
A volte ho l’impressione che ci sia la gara a chi le spara più grosse, nell’ambito della critica musicale. Non tanto per una questione di gusti, quanto più per stile ed attitudine. E con questo non voglio dire che non sia sincero…
In fin dei conti alle sparate ho sempre preferito dei punti di vista un po’ più equilibrati, ecco.
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webbaticy (ma come ti chiami davvero che un nome così faccio fatica a chiamarci qualcuno 🙂 il punto è che ogni “nostra” classifica è ipersoggettiva ma io e te non facciamo i critici tuttologi.
Abbiamo un nostro blog e predichiamo ciò che riteniamo giusto.
Nè più nè meno di quello che fa (su scala immensamente più grande) il nostro uomo.
I critici per me sono altri.
Sono gente che cerca (senza entrare nel discorso della malafede) di mettere da parte i propri gusti e riesce a recensire un disco di un genere odiato dandogli il giusto peso e la giusta valutazione anche se non gli garba il genere.
Bertoncelli (ne dico uno non come esempio illustre ma il primo nome noto che mi viene in mente, ma diciamo anche Assante va, ma potrei dire Gregori o Madeddu anche) scrive bene di un disco metal se ben fatto per quel tipo di genere anche se il metal non gli piace.
Non so se sono stato spiegato….
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Che poi la lista di scaruffi coincida per 16/25 con quella di allelimo mi mette i brividi…..
🙂
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Eheh, con troppa fretta ho scritto “ce ne sono almeno 16 che lascerei in una mia lista dei 25 primi album di sempre”, in realtà avrei dovuto scrivere “ce ne sono almeno 16 che mi piacciono”, se dovessi fare una lista dei “miei” primi 25 album di sempre di questi ce ne sarebbero forse 8.
Non so se la cosa ti metta più o meno i brividi adesso, certo che per le sensazioni forti il video da te postato qualche giorno fa (dei Ratt!) è imbattibile… 🙂
Mentre ‘sta cosa dei gusti, non la capisco proprio. Come posso dire che un disco è bello se non mi piace, che io sia un critico o un blogger o un semplice pirla che passa?
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Sì, sì, sei stato spiegato 🙂
Però continuo a non essere d’accordo; puoi preferire “i punti di vista equilibrati” di un Bertoncelli che sconfina un po’ in un territorio a lui oscuro, ma essendo giornalista stagionato indubbiamente fa pesare la sua esperienza e di certo non pesca a caso (nel territorio sopracitato).
Il problema è che PS non è una firma qualunque, le spara grosse e si è fatto una nomea (lasciamo stare il paragone con Bangs, per favore!) antipatica e poco accomodante, quindi è difficile averne un punto di vista calibrato e non lo si considera neanche più un critico; anche a me fa incazzare quando stronca le cose che mi piacciono, però la sua competenza me la gioco con chiunque. E’ facile fare il giornale di critica ed assegnare le recensioni ai vari collaboratori in modo da renderlo “equilibrato”, non credi?
Un altro estratto dalle risposte alle critiche dei lettori:
Domanda: “Sei prevenuto contro… per questo ne parli male.”
Risposta: “se parlo male del tuo beniamino, significa che sono prevenuto contro quel gruppo, o contro quel genere, o contro quell’intera nazione. Parlo male dei Beatles perche’ sono prevenuto contro la Gran Bretagna (parlo bene dei Rolling Stones, ma questo non conta). Se parlo male dei Soundgarden, sono prevenuto contro Seattle (parlo bene di Earth, Pelt Melt, Sky Cries Mary, etc, ma questo non conta). E cosi` via all’infinito. Siccome ho parlato male almeno una volta di tutti i musicisti rock, sono prevenuto contro tutti i musicisti, contro tutti i generi e contro tutte le nazionalita`. Lo ammetto.”
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Il punto è che se approccio un genere per me poco conosciuto che faccio?
Senza sapere bene in che terreno sono capitato mi fido più di un oltranzista o di uno più equilibrato?
Ma forse oggi il ruolo di critico-orientatore sta declinando come dice alle anche in virtù delle infinite possibilità di ascolto che la rete ti offre e i personaggi “alla scaruffi” sono più utili di quanto si pensi…
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DiamondDog: non è elegante, ma mi auto-cito dal primo commento qui in alto: “…se proprio si deve ascoltare il parere di qualcuno, meglio sempre farlo alla luce delle sue idiosincrasie…”
Ovvero, se Webbaticy dice che un gruppo gli piace, so che probabilmente potrebbe piacere anche a me.
Se la stessa cosa la dici tu, probabilmente a me non piacerà 🙂
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Io di un oltranzista non mi fiderei a prescindere. Di uno equilibrato, mah, dipende che dallo spettro analitico che ha dimostrato di avere….
In ogni caso, io approccerei il database scaruffiano che copre non dico tutto, ma quasi 🙂
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Tra Bertoncelli e Scaruffi passa la stessa differenza tra mangiare una bistecca alla fiorentina ed un hamburger da merdonalds.
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Mai gli perdonerò quello che ha scritto su Bowie…..
Mi spiace per lui, sarà un genio ma io l’ho messo al bando.
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Molto condivisibile quello che dice Diamond sul critico tuttologo che dovrebbe cercare di essere meno soggettivo, altrimenti la tuttologia vien male.
Detto questo, forse non sarà il caso di Scaruffi, ma leggendo certe cose la sensazione è davvero quella di chi la spara grossa e si fa bello. Scrivendo certe cose sui Beatles, che sinceramente fatico a considerare equilibrate e argomentate, ti fai bello e originale, ma se ci credi veramente hai capito proprio poco.
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Scaruffi è uno di quei critici (non solo musicali) che hanno fatto del loro essere controcorrente un’ arma di emersione.
Sarò probabilmente malpensante, ma credo che questo non sia stato involontario.
E’ competente, arguto e scrive molto bene (non è l’unico), ma a volte i suoi giudizi sono davvero contrari a qualunque ipotesi di oggettività, senza considerare che se comincia una crociata verso qualcuno, è meglio non prendere in considerazione neanche quello che scriverà su tutto il resto della sua carriera, perchè perderà anche la minima attendibilità sulla base di un preconcetto che non abbandonerà mai. Il mio giudizio su di lui è un misto, spesso lo leggo piacevolmente e mi affido ai suoi consigli, ma a volte vedo un’evidente voglia di shockare e di provocare provocare con la chiara determinazione di farlo. E quando si toccano i mostri sacri è inevitabile che una certa fama te la fai, che il tuo nome cominci a spiccare fra quello dei tanti altri (anche bravi come te) e che, alla fine, se quel nome diventa così conosciuto è anche (non voglio dire soprattutto) per questo.
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Beh non è male il sottotesto qui: il critico deve essere il più oggettivo possibile (cioè parlare male o bene delle cose che critica in base non al suo gusto ma ad un indefinibile ed indefinito criterio di bellezza/validità oggettiva del prodotto artistico)
Ma se il critico non la pensa esattamente come noi sull’artista “x”, automaticamente diventa soggettivo, stupido ed imperdonabile.
Ogni volta che leggo questo tipo di ragionamento non riesco a smettere di stupirmi di quanta poca autoconsapevolezza esista tra gli appassionati di musica.
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Webbaticy ha scritto:
“E’ facile fare il giornale di critica ed assegnare le recensioni ai vari collaboratori in modo da renderlo “equilibrato”, non credi?”
Sarà anche facile, ma a me sembra molto sensata e ragionevole come cosa. Esempio: rileggevo dei vecchi Mucchi, rubrica Oltre le stelle (‘autopsia di un disco recente e importante’). Disco: Cody Chesnutt, The Headphone Masterpiece. Album di black music a tutto tondo, aggiornata agli anni 2000, un mix di Mayfield, Gaye, ma anche beat hip-hop, folk songs come le farebbe un Terry Callier ad inizio carriera ma in un’atmosfera lo-fi. Pubblico e addetti ai lavori lo considerano, quasi unanimemente, un piccolo capolavoro di black music (tanto che compare in molte classifiche del decennio). Sul Mucchio ai tempi piacque parecchio, non solo al soulman Cilìa, ma anche a Stefani, Besselva, persino al rockettaro Guglielmi. Unico parere discordante, Pescatore, che non si capacità di come un disco tanto ‘approssimativo’ e spocchioso possa essere adorato da tanti. Per dire, se si trattasse di un critico con le competenze in fatto di music black a 360 gradi come un Cilìa, allora avrei anche preso il suo parere in modo serio. Ma poichè Pescatore è sì un buon critico, ma di background totalmente diverso (la sua lista dei 30 dischi da isola deserta, inclusa in un altro numeo, parla chiarissimo: grunge ’90, molto post-rock e affini, qualcosuccia di anteriore, nulla che sfiori nemmeno lontanamente lidi soul o black), non ho potuto che scuotere la testa. Perchè la sua opinione, oltre che poco argomentata, si basa su un retroterra che nulla ha a che vedere con quei suoni. Al contrario, per dire, Guglielmi mostrò una notevole apertura mentale col suo apprezzamento, magari non viscerale ma sincero, di dischi come quello di Cody e quello dei Roots dello stesso periodo, che decisamente non rientrano nei suoi standard.
“Domanda: “Sei prevenuto contro… per questo ne parli male.”
Risposta: “se parlo male del tuo beniamino, significa che sono prevenuto contro quel gruppo, o contro quel genere, o contro quell’intera nazione. Parlo male dei Beatles perche’ sono prevenuto contro la Gran Bretagna (parlo bene dei Rolling Stones, ma questo non conta).”
Come dice giuliotangi poco sopra, quando vai a toccare i cosiddetti mostri sacri devi saper argomentare in modo convincente ed essere consapevole del fatto che ti esponi ad una certa perplessità generale, a mio parere.
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Webba, epperò:
io, che sono un amante, appassionate (quasi)esperto e divoratore di musica soul e R&B, devo dire che sul disco di Chesnutt ero (e sono) in accordo con pescatore il quale, anche col senno di poi, ha dimostrato di essere stato l’unico ad analizzare quel disco, sebbene non foss esattamente la sua “tazza di tè”.
E quindi?
🙂
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Dovete scusarmi ma, coerentemente ai miei pareri in merito, non posso fare a meno di fare ancora dei copia/incolla perchè mi sembrano concetti così elementari e logici che non riuscirei a scriverli di mio pugno.
Questo è per GiulioTangi:
“obiettivita` e` un termine che ha senso soltanto relativamente ai dati, non ai giudizi. Puoi essere obiettivo quando stili l’elenco dei dischi pubblicati da un certo musicisti. Ma cosa significa essere obiettivo quando giudichi quei dischi? Chi e` il depositario del giudizio obiettivo? Piu` soggettivo e` un giudizio piu` mi interessa. Sai quanto me ne faccio di un libro che scriva semplicemente “e quel disco vendette 324.800 copie” (fatto obiettivo). Mi interessa molto un libro che stronca il mio disco preferito con un’analisi di due pagine, anche se posso dissentire sull’analisi, ma comunque mi interessa l’analisi (naturalmente si tratta di un’analisi soggettiva). Di obiettivo nei giudizi ci potrebbe essere soltanto il giudizio della maggioranza (qualunque altro giudizio e` piu` o meno soggettivo per definizione).
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Questa è per Sigur Ros:
Domanda: “Sei prevenuto contro le star… ”
Risposta: “Come sempre, ti stai riferendo alle star che piacciono a te e non piacciono a me. Se tu ti riferissi alle star che NON piacciono e te e piacciono a me (mettiamo per esempio che a te non piacciano Stones, Springsteen, Ministry e Nine Inch Nail) otterresti la conclusione opposta. Ho certamente stroncato molti molti molti piu` dischi di complessi sconosciuti che non dischi di stars. Tu semplicemente non conosci quei gruppi sconosciuti e pertanto non ti andrai mai a leggere quelle stroncature. Discorsi di dieci anni fa… “
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Questa invece è per Mr.Montag:
“La piu` minuscola minuzia che sa di avanguardia fatta dai Beatles e` un fatto importante. Ma se non l’hanno fatta i Beatles e` un suono ridicolo, banale, inascoltabile. (Per inciso, vale anche il viceversa: una melodia banale eseguita da una pop star e` un capolavoro, mentre una canzonetta fatta da un complesso sconosciuto e` semplicemente una canzonetta. Per me una melodia e` geniale o meno a prescindere da quanto spesso la radio la trasmette). “
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Joyello, scusami, non ho capito il “quindi?” a cosa si riferisce, cioè mi stai chiedendo?
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webba, non chiedevo niente… era un “quindi” retorico…:)
per dire che la critica obiettiva è più facile farla quando non si è “fan”… ma troverai sempre qualcuno che ti dirà: “tu di questa musica non capisci un cazzo”.
🙂
The Headphone Masterpiece è obiettivamente un disco bruttino. E sono sicuro che tutte le persone che all’epoca lo hanno recensito bene, in realtà non lo hanno mai più riascoltato.
Allo stesso modo ognuna di loro sarebbe pronta a giurare di non essersi sbagliata, sostenendo ancora oggi che quel disco è il capolavoro che non è.
Il merito di quell’album era solo quello di farci ascoltare l’ottima “The Seed” nella sua versione originaria incisa sul 4 piste domestico di Cody. Per il resto contiene (brutti) abbozzi mal riusciti di (poche) idee scadenti.
Tutti sanno che “The Seeds” è migliore nella versione che The Roots hanno messo su “Phrenology”. Anche quello è un album mediocre ma per sentire un buon pezzo conviene quello rispetto a The Headphone Masterpiece che è un doppio e costa di più 🙂
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sto scaruffando troppo?
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Sigur Ros: sui giornali musicali equilibrati, io ho smesso di leggerli una decina abbondante di anni fa, più o meno quando da cinque/sei dischi al mese di cui si parlava molto bene si era passati a cinquanta/sessanta dischi fondamentali per ogni numero in edicola.
Joyello: hai risposto a un commento di SigurRos come se l’avesse scritto Webbaticy 🙂
Webbaticy: sono molto d’accordo con te, l’oggettività è sopravvalutata. Soprattutto perchè nella critica (musicale, ma non solo) semplicemente non esiste 🙂
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Webbaticy, devo essere più preciso.
Per obiettività (o oggettività che dir si voglia) non intendo la mera elencazione di dati concernenti un artista (sebbene anche questo sia necessario, altrimenti non esisterebbero trattati di storia dell’arte che analizzano un’opera, scritti senza farsi influenzare dal gusto personale. Del resto, anche questo serve per poter dare un giudizio: conoscere la biografia, il contesto, le dichiarazioni e tutto il resto).
Io intendo un’analisi (competente e approfondita, altrimenti sono capaci più o meno tutti) del disco di cui si parla. Fatta, ad esempio, da qualcuno che ha le possibilità di confrontarlo con il resto della musica, di capirne il valore, di darne una visione ben più chiara e precisa di un ascoltare qualsiasi.
Nel caso specifico di Scaruffi, poi, io parlavo di qualcosa di ancora più grave. E’ abbastanza evidente, credo, che quando il buon Piero dà un giudizio netto e molto negativo (così come al contrario molto positivo) su qualcuno che diventa una delle sue pecore nere, il resto della discografia che quel qualcuno tirerà fuori dal cilindro per il ventennio successivo sarà aprioristicamente marchiato. Qui sicuramente parliamo conoscendo il soggetto, per cui non ho bisogno di portare esempi in merito a questo. Certi “voti” non hanno nessuna aderenza con la realtà, al di là del giudizio soggettivo. Dare un 3 ad un disco che per il 99% della critica merita un 10 è un’evidente provocazione fatta sull’onda del voler essere controcorrente a tutti i costi e per il puro gusto (o vantaggio) di esserlo. Posso capire che ci sia una differenza di vedute, che un capolavoro per tutti gli altri possa risultare meno gradito a lui, ma un gap di giudizio del genere esce fuori da qualsiasi analisi lucida e coerente e appare con la massima evidenza motivato dalla voglia di provocare reazioni, cosa che non è adatta al ruolo di un critico musicale affidabile.
Detto questo, può sembrare che io sia un oppositore di Scaruffi, non è così. Ripeto, lo trovo genericamente un buon critico, lo leggo con grande piacere e lo giudico spesso preciso e competente. Da questo a prendere per oro colato tutto quello che esce dalla sua penna, però, ce ne passa. Riconosco i suoi pregi come i suoi difetti e insieme a questi anche le motivazioni per cui Scaruffi è emerso così tanto anche rispetto ad altri suoi colleghi altrettanto competenti.
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giuliotangi: scusami ma una storia dell’arte oggettiva non l’ho mai letta.
Se parli di arte, non puoi non farti influenzare dal tuo gusto personale. Altrimenti ti limiti a ripetere quello che hanno già detto altri – ma non mi sembra questa l’oggettività.
La cosa più simile all’oggettività nella critica è il suo esatto opposto: la soggettività assoluta e non mascherata, cosicchè tu lettore possa essere in grado di filtrare il giudizio espresso con le convinzioni soggettive di chi lo ha espresso.
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Ah.. è vero!
🙂
Che rimbambito: nemmeno il mio blog so gestire!
🙂
sorry webby, sigur leggi.
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@ Joyello: per carità, la tua opinione in merito al disco di Cody per me vale di più di quella del Pescatore, perchè hai un background nel genere e lo stai dimostrando. Non sono d’accordo sul fatto che il suo parere, tuttavia, fosse l’unico argomentato. Le sue parole mi sono sembrate quelle di chi non ha mai ascoltato nulla del genere, ne è rimasto disorientato e quindi l’ha lasciato lì, fermandosi alla prima reazione.
Ad ogni modo, quello di Cody, sebbene magari troppo lungo e a tratti fuori fuoco, contiene secondo me delle intuizioni favolose. Che poi possa stare un po’ sul culo anche per via del titolo dell’album (l’arroganza nell’autodefinirsi ‘capolavoro’), ci può stare…ma secondo me il ragazzo ha talento. Attendiamolo al varco col prossimo lavoro, che dovrebbe finalmente vedere la luce tra poco 🙂 Così come quello di D’Angelo, scoperto da poco con il fantastico Voodoo…anche se su di lui ho qualche dubbio in più sul fatto che riesca a mettere insieme dell’altro materiale…O_o
Uh, e Phrenology dei Roots…ca22en, come si fa a dire che è bruttino? 😛 D’accordo, magari sono meglio Things fall apart e Do you want more, però io lo trovo un signor disco, come anche l’ultimo….che a te, scommetto, non sarà piaciuto 😛
Quali dischi dei Roots, allora, trovi superiori? Oppure è proprio il gruppo a non convincerti?
Su soggettività/oggettività sono d’accordo che l’obiettività nel senso di neutralità assoluta sia un’illusione. Però, dal momento in cui si è pienamente consapevoli dei propri gusti, allora forse si può tentare di non esserne completamente in balìa.
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Sigur. Sono stato ancora più drastico: non ho detto che “Phrenology” è bruttino. Ho detto che è mediocre.
🙂
Di loro preferisco tra tutti “Illadelph Halflife” penso che sia quello per il quale resteranno nella storia della musica (nonsolonera), sebbene il mio pezzo preferito dei Roots sia nell’album successivo (ed ovviamente, sarò scontato, ma è “You Got Me”, con il ritornello cantato da Erykah)
E dopo aver scritto questo, ovviamente, non posso che concordare sull’opinione (direi comune, almeno tra di noi) che le critiche obiettive siano sempre difficili da fare. Soprattutto quando si fanno all’interno di un blog dove, in linea di massima, si finisce per parlare di ciò che si ama.
Però a me piace avere la presunzione di provarci. Solo che voi, se parlo bene di Lady Gaga, andate su tutte le furie…
Siete tremendi!
🙂
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No, Giulio, mi spiace ma siamo su binari completamente diversi. Se leggi la scheda sui Beatles vedrai un fiume in piena di analisi esaurienti (se per te non lo sono, amen). E la competenza invidiabile di PS fa sì che a maggior ragione il giudizio avvenga immerso nel contesto non solo dei tempi, ma dell’influenza futura e tutto quello che gli gira attorno (fenomeni sociali, di costume, etc.)
Premesso che anch’io mi incazzo non poco quando mi stronca gli idoli, il tuo problema è che non ti capaciti del fatto che possa esistere una voce “parecchio fuori dal coro” della critica certificata, amplificato dal fatto che si parli di artisti fra i più celebrati e famosi nel pianeta (e che probabilmente sono fra i tuoi preferiti).
Il discorso del voler provocare reazioni a tutti i costi, poi, non mi sembra pertinente. Anch’io mi indignerei nel leggere la classifica dei migliori dischi di TV sorrisi e canzoni o Rockstar, ma semplicemente evito perchè non le ritengo affidabili. Chi non ritiene PS affidabile se ne guarderà bene, dall’entrare nel suo sito.
E non credo che dalla sua penna coli oro, perchè è sempre una voce soggettiva. Però è una voce che non dipende dalle case discografiche, libera da vincoli e/o paraocchi.
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Oh, poi, a ben vedere Scaruffi a “Sgt Pepper” e a “Abbey Road” (i DUE album fondamentali anche per me) gli da’ 7…che mica è un brutto voto!
🙂
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Sarà anche libera da vincoli concreti, ma non sottovalutate l’importanza che rivestire il ruolo del bastian-contrario assume per certe persone. Con questo non voglio generalizzare, e non voglio affibbiargli quell’etichetta, nè tantomeno negare le sue competenze e capacità argomentative. Ma caspita, di fronte a certe valutazioni (quei 3/10 a fronte di dischi ben considerati dalla maggior parte della critica, di cui parlava Giulio), non posso fare a meno di pensare che il gusto della provocazione e dell’essere, di conseguenza, al centro dell’attenzione, abbia la meglio sul buon senso o su qualsiasi tentativo di analisi.
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@ Joyello: quel disco dei Roots mi manca, provvedo, grazie. Concordo però sul fatto che You got me insieme a Erykah sia favolosa *_*
E cosa dà al White Album, sentiamo? E a Revolver? Ho quasi paura 🙂
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Tieniti forte:
a The Beatles da 6 (sono parzialmente d’accordo).
a Revolver 5 (e qui mi pridono le mani!)!
Ecco i voti di tutti:
Please Please Me (1963), 3/10
With The Beatles (1963), 3/10
Meet The Beatles (1964), 4/10
Hard Days’ Night (1964), 5/10
For Sale (1964), 3/10
Help (1965), 3/10
Rubber Soul (1965), 5/10
Revolver (1966), 5/10
Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967), 7/10
Magical Mystery Tour (1967), 6/10
The Beatles (1968), 6/10
Yellow Submarine (1969), 5/10
Abbey Road (1969), 7/10
Let It Be (1970), 4/10
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No comment 😛
Come mai non ti piace il doppio bianco?
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Ma è davvero così difficile pensare che a qualcuno possa non piacere qualcosa che a noi piace tantissimo, in modo del tutto tranquillo e senza necessariamente voler “provocare” niente e nessuno?
Anche il concetto di “essere in balia” dei propri gusti mi sembra curioso – non capisco come si possa sottrarsi ai propri gusti 🙂
Non so, Lucio Dalla piace a tantissima gente, ha scritto canzoni che mi ricordano quand’ero piccolo, ma a me non piace. Tra lui e Fennesz, preferisco Fennesz.
Per non essere in balia dei miei gusti dovrei ascoltare invece Dalla (che non mi interessa) e schifare Fennesz (che mi piace)?
Ps. non ho messo “SigurRos” all’inizio (il destinatario della risposta) tanto ormai non mi parla più 😦
Sigh.
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Se a qualcuno non piace un artista che io apprezzo tantissimo me ne dispiace, certo, ma me ne faccio una ragione. E’ quando qualcuno ‘spara sulla croce rossa’ e dà un giudizio abbastanza drastico su un album che, generalmente, viene da molti – critica e pubblico – considerato un capolavoro (al pari di Sgt. Pepper’s, Revolver e Abbey Road)…beh, resto un po’ perplessa. E’ per questo che ho chiesto delucidazioni 😉
Poi forse preferisco anch’io Revolver e Sgt. Pepper’s, ma è questione di lana caprina. Magari la settimana prossima, causa Helter Skelterite acuta, non riesco a staccarmi dal White Album…
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La classifica di Scaruffi, non mi sembra così disequilibrata: io alzerei giusto il voto di “Revolver” e quello di “Magical Mistery Tour” (l’edizione “tradizionalmente” espansa, con “Walrus”, “Strawberry” e “Penny Lane”)
Per il resto, il valore relativo dei vari dischi è più o meno quello che gli darei io.
Magari, come valore assoluto, alzerei tutti i voti di un punto, ma la sostanza non cambierebbe molto 🙂
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No, aspetta. A me dei beatles piace tutto… ma il 6 al doppio (da uno che da 7 a sgt.pepper) lo capisco.
E lo capisco proprio perché, in effetti, è una tacca sotto al Pepperone! Del doppio non amo molto “While my guitar”, mai amata. Che ha però il vantaggio di essere subito “smentita” da “happiness” che trovo sia il miglior Lennon di sempre.
Non amo nemmeno i due pezzi di Ringo. Nè quello che scrive (don’t pass me by), nè quello che canta-e-basta (good-night)… e questo m’è sempre costato caro ammetterlo, ché Ringo è il mio beatle preferito! però dovrebbe suonare la batteria…ché gli riesce meglio!
Poi, se vuoi sapere i miei preferiti eccoli:
album: A Hard Day’s Night
brano: Drive My Car
E Scaruffi me li tratta malissimo entrambi 🙂
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Allelimo, infatti anche io (che -ripeto- sono beatlesiano) non sono rimasto particolarmente shockato dalla classifica. Come dici tu, forse un punticino in più qui e la (secondo me a Revolver e a Rubber Soul) e magari un paio a Hard Day’s Night… (e volendo uno in meno a Let it Be) ma in generale, quando c’è da riconoscere il valore “artistico” ci arriva anche lui.
🙂
Mai avrei pensato che un post su Scaruffi mi facesse superare il record di acecssi al blog e arrivasse a superare la soglia dei 50 commenti (tutti lunghi, argomentati e brontolosi)
😀
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While my guitar gently weeps mi fa proprio…weep 🙂
Posso capire che non gradisci i pezzi di Ringo, ma a parte quelli e While my guitar gently weeps ce ne sono altri…25, come minimo 😛
Il disco preferito varia, figuriamoci le canzoni. Quelle che però mi viene spontaneo citare subito sono Dear Prudence e We Can Work It Out.
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Sigur, hai ragione, quelle DUE non sono motivazioni sufficienti ma…sono solo le prime due che mi sono venute in mente.
Se penso a “Hard Day’s Night” o a “Pepper’s” non mi viene in mente neanche un microscopico motivo per dar loro un punto in meno… 🙂
E comunque sapete chi (in tema beatles) a Scaruffi je fa na pippa? Ian McDonald’s, sì proprio lui quello dei (tra gli altri) King Crimson.
Se non avete mai letto il suo libro “The Beatles – L’opera completa”, ve lo consiglio (Su IBS c’è in economica)… Praticamente analizza UNO ad UNO tutti i brani incisi dai Beatles… E voi non potete capire con quanta minuzia tecnica e perizia artistica stronca cose che per me sono i capisaldi stessi della mia vita!
Un massacro che diverte, fa incazzare e ribollire il sangue!
🙂
(Ah, ovviamente di certe cose parla bene anche lui)
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Evidentemente non sono riuscito a spiegare cosa non mi piace di Scaruffi, perchè non ho detto quello a cui mi risponde Allelimo e in realtà non ho negato mai quello che scrive in risposta webbaticy.
Magari domani ne riparliamo, ora non è orario.
Vi lascio con questo link, per ridere sulla critica musicale che alla fine per il nostro ascoltare la musica è fortunatamente solo una tangente.
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Scaruffi
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giuliotangi:se ti rifersici alla mia prima risposta subito sotto il tuo commento, non era rivolta al tuo ma ai commenti precedenti (in particolare harmonica, fag e mr. montag), i nostri due si sono “incrociati” (come si può vedere dalle ore di pubblicazione, 10.12 e 10.15) e mentre lo scrivevo il tuo non era ancora visibile 🙂
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http://www.scaruffi.com/vol1/kuti.html
Non c’è fine al peggio 😀
Sorvolando su alcune sue ‘chicche’ di inglese scritto (“very many”??) e sulla imbarazzante struttura italianizzata di certe frasi, è incredibile come cerchi di smontare e di sminuire uno dei musicisti più influenti e carismatici del secolo scorso basandosi su argomentazioni che denotano, a mio parere, un ascolto che definire superficiale è un complimento. Davvero mi domando come si faccia a prenderlo sul serio…
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“Chi non gradisce cio` che scrivo non mi legga: e` l’ultima cosa che mi turba il sonno”
🙂
“Non mi turba il sonno che 6 miliardi di persone si irritino per cio` che ho scritto”.
Avanti, devi ammettere che è un grande! Uno che segue una logica commerciale così, da suicidio, è davvero da ammirare….
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Manie di grandezza/eccessi di protagonismo? Deliri di onnipotenza? Ci sono parecchi professionisti che potrebbero aiutarlo 😛
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ma qual è il problema? non riesco a capirlo. se ad una persona fanno impazzire i beatles e valutano tutti i dischi con un 10 perchè dovrebbero turbarle i 3 e 4 di scaruffi? io la vedo così: ascolto un disco (più ne ascolto e meglio è) e gli do la mia valutazione, che poi incide solamente sull’eventualità o meno che io riascolti quel disco.
un criterio assoluto di valutazione della musica non esiste, mentre credo che il buon Dio ci abbia fatto con un cervello in grado di farsi delle idee proprie, con una capacità di godere attraverso le nostre belle orecchie un dono fantastico che si chiama musica. tutte le altre chiacchiere lasciano il tempo che trovano. ma voi, con i voti, che ci fate?
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Il fatto è che il piacere della musica (come tutto ciò che coinvolge le emozioni) non si alimenta esclusivamente del rapporto fisico con il suono, ma soprattutto con le idee e il piacere inconscio di quelle idee che il suono, o l’immagine rievoca o addirittura i valori stessi o quelle strutture di pensiero che sono connesse con la musica stessa inserita nel contesto di un immaginario collettivo. E’ per questo motivo che l’idea stessa del mito autoalimenta il mito ma soprattutto il piacere dell’ascolto. Se l’ascolto non fosse legato all’idea del “cavolo che musica facevano già questi all’epoca” i beatles del panorama musicale sarebbero molti di più.
Scaruffi fondamentalmente tenta di fare uno sforzo per tracciare quelle che sono le varie fasi di evoluzione storica della musica. E’ indubbio che i Beatles, per questioni di popolarità, abbiano avuto un influenza abnorme su tanta della musica che sarebbe venuta dopo. Ma quello che Scaruffi mette in discussione non è l’influenza quanto i meriti che abbiano realmente avuto nella sua evoluzione.
Non so quanto sia sincero questo suo parere, ma di sicuro è funzionale ad uno stimolo di approccio soggettivo estremamente critico verso le cose. Per fare questo è fondamentale che il “mito” venga disintegrato!!!
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Scaruffi può piacere solo a uno scemo senza personalità.
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