Etichetta: Warner Bros.
Tracce: 13 – Durata: 53:41
Genere: Pop, Funk
Sito: http://redhotchilipeppers.com/
Voto: 7/10
Una volta varcata la soglia della maturità, le scelte operate per “mantenere la famiglia”, evitando sfrenatezze e rischi inutili, sono comprensibili e legittime. Sebbene appaia strano che opzioni come queste riguardino anche il ribelle mondo del Rock’n’Roll, bisogna riconoscere che certe volte sembrano inevitabili e la differenza la fa chi riesce a configurarle su livelli dignitosi.
Red Hot Chili Peppers, dopo aver portato alta la bandiera della trasgressione e degli eccessi nel corso degli anni ’80, si sono aperti a concessioni estremamente Pop e Mainstream per assecondare un successo planetario capitatogli addosso quasi per caso nel decennio successivo grazie a un pezzo da novanta come Blood, Sugar, Sex, Magic.
Dopo quel disco epocale, i RHCP hanno fatto la scelta, onorabilissima, di stare in equilibrio tra i due mondi, realizzando dischi destinati a un pubblico sempre più vasto ma cercando di mantenere alta l’asticella della qualità, senza esagerare nelle concessioni e gonfiandosi il petto d’orgoglio ogni qual volta nasceva un gruppo che si ispirava al loro sound.
Con The Getaway fanno anche un passo ulteriore, affidando la regia a Danger Mouse e il missaggio a Nigel Godrich, creando il team perfetto per restituire ai Pepper la dignità che hanno rischiato spesso di perdere con le produzioni più recenti, conferendo al disco un sapore caleidoscopico in grado di tener conto dei punti distintivi della loro musica come la timbrica vocale di Anthony Kieldis e il basso iconico di Flea.
Dopo una collaborazione durata 25 anni con Rick Rubin, era arrivato inevitabilmente il momento di provare a scrivere su un quaderno nuovo, trovando il modo migliore per uscire vivi dal peso del proprio nome e concedendo uno spaccato di autorialità declinanta definitivamente all’easy listening. Flea è sempre un musicista formidabile, Chad Smith è il suo compare perfetto, Kieldis ha maturato la sua scrittura e la sua voce ha scoperto sfumature elegantissime e poi, quando è necessario mostrare un po’ di grinta, la chitarra di Josh Klinghoffer sa dosare il peperoncino forse anche meglio di John Frusciante.
Con la consueta alternanza di Funk e Ballads, The Getaway è un disco che ha molta più consistenza di quanto inizialmente può sembrare. Perché, sì, è vero, non è proprio un disco innovativo, non è qui che si vengono a cercare le ultime tendenze della musica pop ma l’onestà che traspare da ogni traccia e di quelle che scaldano il cuore anche quando si scade (comprensibilmente) nell’autocitazione.
Questa è la musica pop confezionata da autentici maestri del genere. Forse i capolavori li dovremo continuare a cercare nei titoli di venti anni fa ma, quando ci verrà voglia di mettere a suonare qualcosa che rinfreschi come una birra ghiacciata e riscaldi come un habanero dello Yucatan, sappiamo di poter contare ancora sugli amici dei Red Hot Chili Peppers.
Tra gli ospiti anche Elton John (pianoforte su Sick Love) e Daniele Luppi (arrangiamenti e direzione degli archi).
Non so perché ma mi sono sempre stati un po’ sulle palle i RHCP.
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Ma chi ha scritto la recensione di “The Getaway” di professione fa realmente il critico musicale o fa parte di qualche fansite di quegli (ancora pochi, speriamo) ultimi giapponesi sostenitori di questa band di venduti (che lui definisci “amici” e “maestri”…) ? Ma non si rende conto di quello che ha scritto ? Josh Klinghoffer secondo lui e’ un chitarrista superiore a Frusciante (anche se neanche lui negli ultimi due album in cui aveva suonato era stato un granche’) , e che e’ evidente che uno che sa solo fare il chitarrista d’accompagno, da chitarra ritmica ? “The Getaway” e’ un disco che fa ribrezzo, senza senso, lo schifo piu’ assoluto, che fa il paio con il il precedente “I’m With You”, degno di una band che e’ passata a fare una musica pop di livello infimo solo per il business delle case discografiche per guadagnarsi un bel po’ di miliardi e comprarsi un bel po’ di ville a Malibu’.
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Sono stati il mio gruppo preferito in assoluto, nel 1999 li ho conosciuti con Californication (all’epoca avevo 14/15 anni) ho consumato letteralmente quel disco BSSM e Mothers Milk, mi hanno accompagnato lungo tutta l’adolescenza e oltre con i loro riff sognanti ed i pezzi hardpop che solo loro erano in grado di fare. Ritengo Frusciante uno dei migliori chitarristi in circolazione, non dal punto di vista tecnico (suono giusto i citofoni..) ma dal punto di vista compositivo (riff), vi consiglio di andarvi ad ascoltare i suoi primi dischi da solista. Insomma, voglio bene a sti eroinomani qualunque cosa facciano.
Però…però ora ho 30 anni, ascolto sempre con piacere i dischi sopracitati (anche By the Way non è così infame come mi sembrava appena uscito) ma francamente avrei preferito che si sciogliessero alla seconda uscita di Frusciante dal gruppo, im with you e l’ultimo disco sono inutili se non per richiamare ai concerti vecchi fan (e quanto costano i biglietti!!).
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