Etichetta: Matador
Tracce: 10 -Durata: 31:36
Genere: Pop Rock
Sito: snailmail.band
Voto: 7/10
Lindsay Jordan 22 anni del Maryland, si nasconde dietro il moniker Snail Mail, talvolta spacciato come il nome di una band ma… più per confondere le acque. Valentine è il suo secondo album, parecchio atteso grazie al notevole richiamo del precedente Lush, pubblicato nel 2018.
Io non la conoscevo fino a qualche settimana fa e quindi, prima di affrontare questo nuovo, ho dato un’ascolto anche all’esordio per capire che la sua scrittura è già molto ben definita e, nonostante la giovane età, ha idee chiarissime su come perfezionare la calligrafia.
Le canzoni del nuovo album sono tutte ben scritte, semplici solo in apparenza. Secondo le sue dichiarazioni ha iniziato a buttare giù le prime bozze durante il tour di Lush ma senza ottenere grandi risultati a causa della frenesia del momento. Il lockdown dei mesi successivi è arrivato poi a dare ulteriore disagio perché Lindsay ha sofferto di una depressione che l’ha costretta anche a un periodo in una struttura di riabilitazione. Solo dopo molto tempo, quando ha finalmente trovato la tranquillità e la pace necessarie, ha potuto lavorare seriamente alle canzoni per l’album. Le dieci prescelte hanno caratteristiche molto affini a quelle dell’esordio con però una maggiore consapevolezza produttiva che ha portato ad accorgimenti di arrangiamento che, sebbene ben congegnati, appaiono un tantino eccessivi in certi momenti.
Comprensibilmente, al secondo numero di catalogo, c’era bisogno di mostrare l’inclinazione professionale di Snail Mail ma sembra sempre che la direzione da prendere sia un po’ confusa. La vocalità di Lindsay non è molto versatile ma è peculiare e interessante ed è facile immaginare che sia proprio questa una delle motivazioni che l’hanno spinta a cercare soluzioni slegate dall’abusata formula chitarra-basso-batteria. Il punto è che certi episodi funzionano alla grande mentre in altri lasciano a dir poco perplessi. Per andare con gli esempi, brani come Ben Franklin (dove Lindsay parla della sua esperienza in rehab), Madonna (non c’entra Ciccone) o Light Blue gestiscono benissimo il bilanciamento tra rock, elettronica 80’s e archi sintetici mentre Forever (Sailing) è svilita da un allure in aria Dido/Suzanne Vega che suona talmente posticcio da mortificare un gioiellino di canzone che, spogliata dagli eccessi potrebbe essere un singolo coi controfiocchi. Nei numeri più “semplici”, tutto è più credibile e ci fa pensare a Valentine come al disco di passaggio di una giovanissima artista che ha trovato una strada e sta sperimentando i mezzi con cui percorrerla nel modo migliore.