Un tempo, per non urtare l’impressionabilità del pubblico più sensibile, i dischi con copertine provocanti (o provocatrici) venivano messi in commercio con sovraccoperte oscuranti. L’acquirente avrebbe potuto togliere l’involucro punitivo solo tra le mura domestiche.
Oggi le copertine sono certamente meno fondamentali. Le case discografiche continuano a chiedere immagini da legare ai dischi ma, essendo la distribuzione legata per lo più a negozi on-line e a servizi di streaming, la censura si è fatta ancora più stringente e colpisce, oltre alle nuove pubblicazioni, anche le copertine di molti album storici.
Indimenticabile il caso di Wish You Were Here dei Pink Floyd, con i due personaggi in fiamme, per il quale la EMI impose una sovraccoperta nera a celare l’intrinseca violenza suggerita dalla fotografia. Oggi, in Rete l’immagine è stata ufficialmente sdoganata.
Inevitabile la storica maschera anche sulla cover di Two Virgins in cui campeggiavano John Lennon & Yoko Ono completamente nudi e quella su quella di No Love Deep Web dei Death Grips in cui il titolo dell’album era scritto a pennarello su un pene in erezione che occupava buona parte dell’immagine.
Meno comprensibile la richiesta della EMI di modificare l’immagine su The Pros and Cons of Hitch Hiking di Roger Waters a causa del disegno con una ragazza di spalle a mostrare il fondoschiena.
Alcuni casi, sembrano più sensati: Da quello dei NOFX costretti a rinunciare (a dire il vero non i tutti i paesi) alla copula tra un ragazzo e una pecora ritratto sulla front cover di Heavy Petting Zoo (AKA Eating Lamb)a quello di The Beautiful South che rimpiazzarono l’immagine originale di Welcome to The Beautiful South (due persone intente a suicidarsi) con una più rassicurante di un orso e un coniglio di peluche.
A disturbare, generalmente, sono scene di nudo (qualche sesempio? Electric Ladyland di Jimi Hendrix, Lovesexy di Prince, Tin Machine II dei Tin Machine…) e, forse anche più frequentemente, quelle che rappresentano violenza o morte. Celeberrima quella della raccolta “americana” di The Beatles, Yesterday and Today (nota come Butcher Cover) nella quale il quartetto posa in camici da macellaio con bambole rotte e pezzi di carne sanguinolenta ma… non l’ha passata liscia nemmeno The Slim Shady di Eminem a causa della foto in cui compare un’automobile da cui sbucano le gambe di un probabile cadavere. Sorte aversa anche per Anarchy dei
Chumbawamba nonostante l’immagine rappresentasse qualcosa di fortemente positivo come un parto. Eppure… il disco, oggi, è in commercio con una copertina totalmente differente. Anche un nudo “innocente” come quello di Nevermind dei Nirvana ha passato i suoi guai: molti i paesi del mondo che hanno applicato un adesivo giallo sui genitali del bambino
Spencer Elden. La cosa si è aggravata ulteriormente quando nel 2020 lo stesso Elden tentò inutilmente di far causa alla Geffen e ai Nirvana per abuso sessuale.
Certi guai li passò anche Lou Reed per Transformer: l’immagine sul retro in cui appariva un modello stretto in paio di jeans che mettevano ben in evidenza i suoi genitali, fu rimossa da molte edizioni.
Poi… quando le due cose (nudo e violeza) appaiono nella stessa immagine… beh, non c’è speranza: una scultura realizzata Perry Farrell
per Nothing’s Shocking dei suoi Jane’s Addiction con due gemelle siamesi nude con le teste in fiamme su una sedia a dondolo costrinse molti i negozi a non esporla segnalando la band a molte associazioni cattoliche che protestarono ferocemente. E
infatti… anche la religione non si tocca: il Cristo imbavagliato per Jesus Piece dei Game non l’ha passata liscia così come Hollywood di Marylin Manson in cui l’autore appare in posa da crocifisso.
Se alcune copertine censurate, a ben guardare, hanno poco di volgare ci sembra ancora oggi incredibile che l’esordio di The Strokes, Is This It, abbia dovuto rinunciare alla copertina originale (una foto di Colin Lane in cui si vede il particolare
di una ragazza che si accarezza il fondoschiena indossando un guanto di latex nero) sostituita da un’immagine “neutra” ottenuta da un’immagine al micrsoscopio di un’accelerazione di particelle. E lo stesso vale per Beggars Banquet di The Rolling Stones che ha passato un guaio per la foto di un bagno pubblico pieno di scritte e graffiti che ha scatenato i benpensati al punto da convincere la band a sostituila con una scritta su fondo bianco con solo titolo e nome del gruppo.
Ma l’assurdo arriva quando non c’è sesso, né nudità e perfino neanche violenza ma solo ironia. We’re Only in It for the Money di Franz Zappa & The Mothers of Invention era stato studiato per riportare in copertina una parodia di Sgt.Pepper’s dei Beatles, uscito l’anno prima. Zappa convocò Cal Schenkel e il risultato fu eccellente, poi telefonò al suo amico Ringo Starr che gli fece chiamare Paul McCartney il quale gli disse di non occuparsi di queste cose suggerendogli di parlare col management che non si dimostrò affatto contrario. Fu la casa discografica (EMI / Parlophone) a mettere un fermo dal momento che non ricevette mai un beneplacito da Peter Blake (autore dello scatto di Pepper) e così, per paura di beghe problemi legati al copyright, pretese che la foto venisse inserita all’interno del disco. All’esterno, The Mothers misero uno scatto simile a quello che i Beatles avevano fatto per l’interno del loro album, così ogni acquirente avrebbe potuto girare la copertina ed avere l’effetto originariamente pensato.
In Italia siamo stati sempre più tolleranti (basti pensare alla discografia di Fausto Papetti) e sebbene Lucio Battisti abbia dovuto lottare parecchio per far accettare tanto la copertina de Il nostro caro angelo, in cui compariva una ragazza a seno scoperto e un bambino nudo, quanto quella di Amore, non amore con una ragazza nuda di spalle in lontananza, i dischi sono usciti senza fascette oscuranti o sticker.
Anche Patty Pravo ha spesso posato a seno nudo per i suoi dischi (Munich Album, Patty Pravo…) senza grandi problemi ma.. in effetti, da noi, la censura si è accanita più sul contenuto delle canzoni, limitando meno possibile il lavoro dei grafici. Ma quello è un discordo diverso e lungo di cui magari parlerò un’altra volta.