Etichetta: Al-Kemi / Ala Bianca
Tracce: 11 – Durata: 40:12
Genere: IndiePop
Sito: Facebook, Instagram
Voto: 8/10
Se nel tentativo di realizzare qualcosa di “più pop”, con Fru Fru si notavano delle flessioni nella creatività di Edda, Illusion torna a farci respirare quell’aria di sgangherata poesia che ce lo ha fatto amare in questa sua seconda vita, lontana dalle digressioni rock degli anni ’90 (coi Ritmo) e votata a una introspezione liberatoria che, in qualche forma, ha generato una canzone d’autore inedita e nuova.
In questo disco salta immediatamente all’orecchio una produzione più raffinata che l’autore ha affidato a Gianni Maroccolo per smentire l’estemporaneità della loro collaborazione per il covid-album Noio; volevam suonar.
Di certo bisogna dire che Maroccolo non ha calcato troppo la mano, colorando con toni pastello le illusioni e le frasi (musicali e liriche) dell’amico Stefano, senza eccedere in rifiniture rileccate o smodate. Nonosante la sua sottile compostezza, il disco ha un equilibro che lo rende sfaccettato nella sua integrità, sia pure esibendo canzoni dalle strutture primordiali.
Così, come se Edda fosse il centro di qualcosa che che gira attorno a lui con sommessa educazione ma… vorticosamente, attorno alla sua voce e alla sua chitarra si muove un mondo sonoro che lo avvolge concretamente, nonostante un garbo esemplare.
Illusion è un disco più che altro di ballate, con pochi misurati momenti in cui i toni si alzano, che però non corre mai il rischio di annoiare. Edda ci tiene lì incollati ad ascoltare, ad ascoltarlo, mentre ci mette al corrente di idiosincrasie, amori, follie e visioni oniriche con momenti da brivido (La croce viva, Gurudeva, Trema e Brown, su tutte), liriche stralunate e straordinarie come “Non so se il sole mi protegge o è il cazzo che ho in mano” (Mio capitano) e perfino una citazione dei New Trolls anni ’60 (Signorina Buonasera).
Nella sua inequivocabile purezza, Rampoldi è sempre emotivamente naturale e convincente anche quando evoca modelli illustri (da Tim a Jeff Buckley fino a David Gray) con l’ispirazione che magari arriva da Loretta Goggi o Don Backy.
Edda è un mondo a parte (“Io mi addormento la sera e sogno di essere Ronaldo e faccio vincere l’Inter, e questo sogno che faccio di notte è vero, spesso e volentieri non sono Stefano, poi mi risveglio e ritorno ad esserlo“) e riesce a mettersi quasi sempre nei suoi dischi, senza vergogna anche quando appare talmente nudo che ti vien voglia di coprirlo.
Illusion è un bellissimo disco, forse meno immediato di Graziosa Utopia ma certamente struggente e maturo. Un lavoro che cresce piano perché è come se si completasse col sommarsi degli ascolti, lasciando pian piano che le illusioni in esso espresse si conformino alle nostre fino a fondersi in qualcosa di unico e condiviso.