baird_furlingEtichetta: Drag City
Tracce: 9 – Durata: 43:46
Genere: Psych-Folk, Cantautori
Sito: megbaird.com 
Voto: 7/10

Ascrivibile al nu-folk di estrazione acustica, Meg Baird arriva proprio dal mondo della canzone tradizionale americana, con esperienze con gli Espers e gli Heron Oblivion coi quali ha sviluppato una modalità espressiva che immerge le ballate acustiche in soluzioni alchemiche e alteranti della percezione.
Furling è il suo quarto album solista e contiene nove pezzi di straniante dolcezza dove le strutture classiche si mescolano a elementi lisergici con rassicurante naturalezza. Ci sono i dobro, le slide guitar e perfino il dulcimer senza mai ostentare l’orgoglio per le origini ma facendone comunque qualcosa di estremamente tangibile.
Il suono, pur rimanendo sempre gustosamente acustico e “suonato” ha un sapore vagamente sintetico senza che questo corrisponda a qualcosa di negativo. Al contrario, la straniante sensazione di compressione diventa splendidamente avvolgente e infatti non è un caso che il disco si chiami proprio Furling che è un termine, traducibile con “avvolgibile”, usato principalmente per quegli oggetti che si arrotolano su loro stessi come una bandiera, una vela o un ombrello. Ecco, questo disco ti avvolge proprio in quel modo. Ed è piacevole.
Baird ha anche una certa passione per la musica del Vecchio Continente e molti dei brani del disco sembrano dirlo con chiarezza: il brano strumentale che apre l’album (Ashes, Ashes), mette assieme i più funerei The Cure coi Pink Floyd, la sequenza introduttiva di Ship Captains accenna distrattamente a Space Oddity di David Bowie e Will You Follow me Home sembra Amico di ieri de Le Orme come se la suonassero i Fairport Convention.
Un album sicuramente molto ben realizzato, senza particolari picchi ma gradevolissimo, rilassante e confortevole dove perfino la voce (un tantino troppo) sussurrata di Baird è dosata con misura e buon gusto.