Artista: Ultravox!
Etichetta: Island
Anno: 1977
L’anno di grazia è quello in cui nel secolo scorso cominciò a diffondersi nel mondo il verbo del punk rock inglese. Quel 1977 in cui la discografia mondiale aveva decine e decine di opportunità di accaparrarsi nuove band da promuovere.
Gli Ultravox! nell’arco solo di quell’anno rilasciarono due album e ben quattro singoli senza contare che, col nome Tiger Lily, avevano già inciso un 45 giri l’anno prima.
La band era più o meno la stessa, così come le intenzioni artistiche. Il cambio del nome avvenne con l’arrivo in formazione del tastierista/violinista Billy Currie e con la firma per la Island Records.
Assieme al nuovo nome e al contratto discografico, l’etichetta di Chris Blackwell offrì loro una collaborazione con un supervisore d’eccezione come Brian Eno che, durante le registrazioni del’LP (Ultravox!, uscito poi a febbraio), avrebbe dovuto presenziare ai turni di registrazione, dispensando consigli e idee per il disco d’esordio di una band di giovanissimi la cui produzione era stata affidata a un esordiente di 22 anni di nome Steve Lillywhite, giovane virgulto della musica registrata che proprio con quel disco avviò la proficua attività professionale che oggi tutti conosciamo.
Le buone recensioni riservate a Ultravox! e alcuni incoraggianti passaggi radiofonici del singolo Dangerous Rhythm furono sufficienti per invogliare la band a registrare un po’ del materiale nuovo che avevano tra le mani. Tra maggio e luglio, ancora assieme a Lillywhite, confezionarono i brani destinati al secondo album Ha!-Ha!-Ha! tra cui anche Young Savage, pubblicato a maggio su un 45giri e poi rimasto fuori dalla scaletta dell’LP, uscito a ottobre.
La formazione guidata da John Foxx (al secolo Dennis Leigh), era perfettamente a suo agio nell’ambiente musicale dell’epoca e riusciva a far convergere molte influenze in un suono innovativo e personale. Graffi punk rock si univano all’eleganza del glam stile Roxy Music, le sperimentazioni dei Neu! (dai quali mutuarono il punto esclamativo nel nome) sfociavano in melodie orecchiabili da pop classico (The Beatles, The Who, The Kinks…) con una straordinaria capacità di amalgamare tutto in una direzione unica e riconoscibile.
Nonostante il supporto della Island, che aveva davvero molta fiducia in loro, Ha!-Ha!-Ha! non riuscì a entrare in classifica e a poco servì anche la discreta accoglienza riservata al singolo ROckwrock sebbene nella facciata B vantasse quella Hiroshima Mon Amour oggi riconosciuta come capolavoro assurto a classico e citato in tutte le occasioni in cui si cerca un’origine per la scuola intellettuale del post punk.
In effetti (e non solo a causa di Hiroshima Mon Amour), questo disco contiene elementi destinati a fare scuola: il massiccio uso di sintetizzatori, le chitarre (Steve Shears) sempre cariche di effettistica, batterie elettroniche, violino, sassofono e l’impostazione vocale di Foxx, carica di pathos e drammaticità unite all’allure pop di ampio respiro, col senno di poi sembrano le fondamenta necessarie per la musica pop-rock degli anni successivi.
La rigida essenzialità della sezione rimica (Warren Cann alla batteria, Chris Cross al basso) forniva l’ossatura perfetta per reggere le strutture ricche e enfatiche delle composizioni. I testi moderni e un po’ troppo irriverenti per la radio inglese dell’epoca, preoccupavano i dirigenti della casa discografica ma nonostante passaggi come “Come on, let’s tangle in the dark, fuck like a dog, bite like a shark” di ROckwrock, la BBC programmò il singolo senza problemi. Con Fear in The Western World appaiono anche prese di posizione politiche con riferimenti al Sudafrica (scontri di Soweto del 1976) e alla strage del Bogside in Irlanda.
Musicalmente l’album tradisce molte fonti di ispirazione e se il punk stile Sex Pistols di While I’m Still Alive sembra un passaggio inevitabile per quel tempo, sorprende la lunga introduzione di Artificial Life, in odor di Roxy Music, l’incedere robotico di The Man Who Dies Every Day e quello vagamente hard rock di The Frozen Ones.
La già citata Hiroshima Mon Amour, che chiude la scaletta, è spesso considerata la prima canzone synt/pop della storia del rock e si regge su una linea di batteria elettronica Roland TR-77 basata su un preset di bossa nova, modificato dal batterista Warren Cann, sul quale ruotano le linee melodiche dei sintetizzatori, guizzi di Theremin e un tema di sassofono (accreditato a C.C. dei Gloria Mundi) che duetta con la voce di John Foxx. La canzone ottenne riconoscimenti di stima da parte di molti colleghi musicisti che incoraggiarono la band a intraprendere la direzione “electro” che effettivamente avviarono per il futuro. Non si sa se questa sia la ragione ma è plausibile pensare che l’abbandono del chitarrista Steve Shears al termine del tour promozionale di Ha!-Ha!-Ha!, sia da attribuire proprio alla voglia di inaugurare un suono più strettamente elettronico, come dimostra il capitolo successivo (Systems of Romance) fatto di suoni sintetici, essenziali e asciutti che avrebbero influito molto sulle scelte artistiche fatte sia dagli Ultravox che da John Foxx nelle due carriere che, dal 1979 in avanti, avrebbero proseguito separatamente.
A causa della grafica della copertina, il titolo dell’album è riportato nei cataloghi invariabilmente come Ha!-Ha!-Ha!, Ha Ha Ha e -ha!-ha!-ha!. Per questa ragione, per non creare ulteriore confusione, la band prese la decisione di eliminare il punto esclamativo diventando semplicemente Ultravox a partire dall’album successivo.