polachekEtichetta: Perpetual Novice
Tracce: 12 – Durata: 45:24
Genere: Pop
Sito: carolinepolachek.com 
Voto: 6/10 

Con un concept che gira attorno alle tematiche del desiderio e dei sogni, Desire, I Want To Turn Into You di Caroline Polachek è uno dei dischi più “chiacchierati” del nuovo pop mainstream di questa prima parte dell’anno. Si tratta in effetti di un lavoro ben congegnato che sa rispondere alla perfezione alle richieste del mercato, orientando commistioni stilistiche sempre più variegate, abbinate alla sapienza della produzione.
Gli arrangiamenti, che abbinano strumentazione analogica a una corposa struttura elettronica, supportano le divagazioni vocali di Polachek tra autotune, sovracuti. yodel e sfrenatezze varie che fanno la differenza tra scelte musicali che impiegano pochi sforzi per staccarsi dallo scibile della musica pop di oggi, tra trap, urban, latin e hip hop con molti riferimenti anche alle scuole dei decenni scorsi, come si evince dalla ritmica “jungle” di Fly To You nella quale compaiono le voci di Grimes e Dido. Featuring non del tutto casuali perché, meglio di ogni altra caratteristica, mettono in scena la tipologia artistica di Polachek che pone la sua direzione a metà strada tra quelle intraprese dalle due colleghe.
Il disco si muove tra alcune belle ballate siderali (Crude Drawning of an Angel), sinuose sinfonie in odor di Kate Bush (Billions) e divagazioni garage-trance (I Believe, dedicata alla compianta SOPHIE) tra le quali si insinuano spruzzate di kitsch (Sunset) e strizzate d’occhio all’hip hop (Welcome To My Island). Andrebbe tutto benissimo se ci fosse un po’ meno rigidità. Polachek impiega tutte le sue forze per restare sempre in equilibrio su un’asse un tantino troppo stretta dove anche un piccolo scivolone potrebbe compromettere il risultato finale senza considerare che, compromettendolo, renderebbe il suo lavoro meno rigido e glaciale.