Etichetta: Autoproduzione
Tracce: 8 – Durata: 37:35
Voto: 4/10

E’ praticamente impossibile parlare dei Radiohead senza usare iperboli e nemmeno senza tirare in ballo la loro storia di innovatori.
Questa volta le iperboli corrono un po’ il rischio di venire coniugate al negativo per evidenziare, forse per la prima volta, una certa stanchezza nel percorso artistico della band.
I brani di The King of Limbs non sono solo direttamente imparentati con la sperimentazione scolastica che fu all’origine dell’interessante accoppiata Kid-A / Amnesiac, ma ne ripercorrono in certi tratti l’iter, ottenendo però di apparire staccati dal fascino che quei due episodi di inizio secolo riuscivano esercitare anche sui più ostinati detrattori come il sottoscritto.

Oggi, dopo vent’anni di carriera, il gruppo di Thom E.Yorke forse non ha più nulla da dimostrare o magari s’è semplicemente stancato di dover sempre ad ogni costo dimostrare qualcosa. In questo senso a loro va tutta la nostra ammirazione. Dispiace solo che la posizione di comodo venga presa con un lavoro che si ferma nel cortile di casa, senza proporre alcunché, come in una sorta di sfida a “vediamo se vi sembra un capolavoro anche questo”.
The King of Limbs scivola via senza strabilianti momenti, lasciando che le tracce si susseguano in un onanistico gioco tra blues, glitch e cut’n’paste. Un’unica eccezione (l’ottima Little by Little) ci fa capire che sarebbe bastato poco per far diventare questo disco qualcosa di mediamente interessante. Lasciando scorrere tutto con così poco impegno, invece, ci si ritrova tra le mani un album decisamente minore, pervaso da un manierismo capace solo di autocompiacersi.