eilish_hit_cdEtichetta: Darkroom
Tracce: 10 – Durata: 45:50
Genere: Pop
Sito: billieeilish.com
Voto: 8/10

Il fatto che Bille Eilish sia sempre più identificabile come il marchio aziendale per i fratelli Billie & Finneas Bard O’Connell, col terzo capitolo Hit me Hard And Soft, si sente ancora più evidente. Il lavoro in tandem svela una complicità di assoluto rilievo per la ditta che porta a compimento un album di grande carattere autoriale e che punta a mettere in luce uno scenario riflessivo adulto e studiato per far crescere Billie Eilish assieme al suo pubblico con tanta professionalità ma… anche con una certa soavità.
Non si può dire che Hit me Hard And Soft si allontani troppo da quanto Eilish ha espresso coi primi due capitoli ma è comunque palpabile l’espansione della gamma sonora che qui è stata messa in atto al servizio di dieci brani scritti e prodotti in modo impeccabilmente efficace.
Con l’elettronica usata come veicolo produttivo, le composizioni prevedono un largo impiego di strumenti acustici e tradizionali che si distinguono per uno spessore artistico davvero sorprendente. Le canzoni dell’album raramente si “accontentano”  di mettere assieme strofa e ritornello in modo esemplare ma puntano quasi sempre a portarci fuori dai ranghi con effetti sorprendenti e momenti “wow” di straordinaria qualità.
Su tutto, la voce di Eilish risuona perfetta in particolare per la cura con cui, senza mai apparire leziosa o forzata, orchestra ogni passaggio per mantenere la personalità che l’ha resa inconfondibile abbinandola all’esigenza di ampliare l’assortimento dei registri.
Limitando gli enfatici tumulti giovanili in favore di una maggiore varietà timbrica e ricorrendo a soluzioni anche un po’ pacchiane (auto-tune compreso) gli O’Connell riescono ad apparire anche stavolta puntali e credibili.
Nella ricerca dei “suoni”, Finneas sembra meno ossessionato e opta per quelli più adatti senza sentirsi in obbligo di stupire. CHIHIRO si presenta come esempio perfetto in questo senso, con la conduzione melodica della linea di basso che sorregge le flebili sequenze dei synt, la batteria essenziale ma perfetta e la voce che svolazza con linee melodiche cangianti tra mielismi, vocalizzi e armonie.
Billie Eilish ha scelto di pubblicare il disco senza mandare singoli in anticipo, in controtendenza con quelle che sembrano le regole del momento, a dimostrazione del fatto di essere ormai ufficialmente serena sulle sue potenzialità e qualità. Serenità e sicurezza che si evincono anche  nelle liriche che sono maturate assieme all’autrice, lasciando indietro le depressioni adolescenziali e le ansie da prestazione per esprimere concetti decisamente più distesi, coi sentimenti e le relazioni interpersonali che esprimono consapevolezza al posto dei tormenti e saggezza al posto delle ansie.
A livello di arrangiamenti e di progressione, il disco segue la medesima linea, dispensando momenti di leggerezza ad altri di concreta introspezione che rendono l’ascolto scorrevole e gustoso con episodi capaci di reggere la regola della hit estiva (LUNCH, BIRDS OF FEATHER) e altri da ascrivere nel manuale della produzione moderna (L’AMOUR DE MA VIE col suo straniante cambio di registro nei due minuti finali in aria di Cliff Martinez), passando per brani dall’aspetto solo apparentemente paradigmatico (THE GREATEST, BLUE) messi lì a ridisegnare il concetto di ballad dei tempi moderni.
Il passaggio del difficile terzo album, è dunque riuscito e Billie Eilish sembra essere finalmente serena nell’accettare il ruolo di brillante cantautrice contemporanea che merita fin dai primi giorni e che oggi appare (perfino a lei) in maniera lucida, netta e trasparente.