King-Hannah-Big-SwimmerEtichetta: City Slang
Tracce: 11 – Durata: 49:48
Genere: Pop Rock
Sito: kinghannah.com 
Voto: 6/10

Un po’ dispiace che tutte le buone intenzioni dell’esordio siano un po’ disattese in questo  secondo capitolo firmato King Hannah ma, di fatto, se i millemila riferimenti espressi nel disco di esordio erano sembrati genuini e sinceri, al secondo colpo tradiscono una certa mancanza di personalità.
Big Swimmer, intendiamoci, è tutto tranne che un brutto disco e forse i riferimenti che sente un boomer non arrivano alle generazioni a cui la band si rivolge ma, lo stesso, c’è qualcosa che stranisce nel metodo utilizzato da Merrick e Whittle per confezionare il repertorio.
Prendere la Summertime di Janis Joplin e attaccarci un manto da Portishead (The Mattress) è una bellissima trovata ma è abbastanza? Rifare una ballata in stile Velvet Underground & Nico, emulando la timbrica vocale della modella di Colonia e le pennate vellutate di John Cale (Big Swimmer, Suddelny Your Hand), dimostra una bella cultura musicale e una grande passione ma… è abbastanza? Appellarsi a Dry Cleaning e Kae Tempest per esplorare lo spoken word significa aver chiaro quali siano i fuori classe del genere ma anche iscriversi automaticamente al campionato di serie B. Non è un peccato? Bravi ad aver compreso l’importanza degli assolo distorti del Neil Young più espressivo (Lily Pad, Somehere Near El Paso) ma… la lezione era stata già diffusa da Thurston Moore negli anni ’80 e da tutti i suoi discepoli grunge nel decennio successivo. Davvero c’era bisogno di ritornare laggiù? Certo, a vederla come lezione di cultura generale, ci può stare: Hannah Merrick e Craig Whittle hanno sicuramente le carte in regola per fare i docenti ma… probabilmente dovrebbero avere un po’ più di autostima e capire che, con un piccolo sforzo, potrebbero scrollarsi di dosso le sembianze da tribute band che non meritano.
Big Swimmer, certo, suona con piacere dall’inizio alla fine e i testi sono davvero la cosa meglio scritta dell’intero pacchetto. Quindi, sia pure ringraziando i King Hannah per aver portato nelle classifiche (non nelle nostre ahimè) un suono così onestamente rock, per il prossimo giro li aspettiamo con un po’ più di coraggio, con qualche idea maggiormente legata alla scrittura e dove questo effetto paraidolico sia finalmente svanito.