Yard-Act-Where-s-My-UtopiaEtichetta: Island
Tracce: 11 – Durata: 43:24
Genere: Pop Rock
Sito: yardactors.com
Voto: 9/10

Sapersi mettere in discussione, nel campo dell’arte, è una qualità invidiabile, in particolare in quelli che, anzi, lo mettono in prima linea come motore stesso della propria attività.
Yard Act, al secondo capitolo dopo l’ottimo The Overload, confermano una verve creativa di prima categoria, mettendosi al cospetto di una infinita voglia/necessità di sperimentare. Naturalmente, credo di non dovervi spiegare che la sperimentazione, su Where’s My Utopia non è quella che rimanda a un ascolto ostico e ostile, quanto semmai quella di una ricerca di consensi popolari, da ricevere senza adagiarsi sui propri allori o, peggio, attenendosi alle regole del mercato.
Ecco dunque che Where’s My Utopia è un lavoro strepitoso, che sorprende almeno quanto fece Fear of Music dopo More Songs About Buildings and Food e Odelay dopo One Foot in the Grave dove è quasi palpabile l’esigenza di scrollarsi di dosso qualsiasi tipo di etichetta congiuntamente alla voglia di restare nel cuore di chi aveva adorato The Overload.
E i dischi che ho citato poco fa, non sono buttati lì a caso, perché la scuola dei Talking Heads, così come quella di Beck, sono qui bellissimamente messe in atto, con una raccolta di canzoni che presentano le sghembe architetture armoniche dei Cake abbinate alla leggiadra ballabilità dei B-52’s.
Sì, è vero: ho citato solo esempi U.S.A. ma Yard Act, nonostante questi evidenti richiami d’oltremare, sanno rimanere astutamente british. Non tanto nelle tematiche trattate, che il frontman James Smith applica al suo privato e, solo occasionalmente, all’ambito sociale, quanto semmai per una esemplare chiarezza espositiva, dove ogni elemento è messo lì, in primo piano, con la consapevolezza di chi ha chiaro il senso del suo progetto e lo pubblica con invidiabile orgoglio.
Strepitosi gli arrangiamenti che abbinano spoken-word, folk, prog e musical (Blackpool Illuminations) e irresistibili le tracce in cui la band sguaina dei potentissimi ganci da hit estiva come When the Laughter Stops (con il featuring di Kate J. Pearson giovane virgulto del pop britannico pressoché omonima di una delle voci dei -toh, guarda caso!-  B-52’s), Dream Job e Petroleum (pronte per accendere le dancefloor di mezzo mondo) fino a We Make Hits (il cui titolo parla per me).
Con quattro singoli usciti sulle piattaforme in anteprima, a partire dal dicembre scorso, Where’s My Utopia è un disco a tratti irresistibile che, assieme a Tangk degli Idles, ridisegna con spiritosa genialità il concetto di musica moderna suggellando finalmente l’avvenuto decesso del post-punk a cinquant’anni da quello del punk rock stesso.
Se c’è aria nuova nel rock, sicuramente soffia da qui dentro. E speriamo siano molti quelli capaci di adeguarsi a qualcosa in grado di piacere a boomer e genzer con lo stesso grado di soddisfazione che danno le canzoni di questo ottimo disco.