Etichetta: Kandinsky
Tracce: 10 – Durata: 33:35
Genere: Italiana, Pop
Voto: 7/10

Con imperdonabile ritardo, mi accingo a segnalare il nuovo album di Giovanni Peli, giovane songwriter bresciano capace di scrivere musica di qualità, inerpicandosi nel difficile ambito della canzone d’autore italiana.
Tutto ciò che si poteva cantare è un album sostanzialmente pop rock con pochi modelli di riferimento pur nella sua miriade di celebrazioni. Sono dieci canzoni italiane, nel senso che sono cantate nella nostra lingua, con un occhio teso e aperto alle ispirazioni d’oltre confine. Giovanni è un musicista raffinato e un paroliere sofisticato che riesce a mettere assieme canzoni leggere ma mai sciocche. Con un percorso virato verso un pop in technicolor, saggiamente tenuto lontano da sferzate troppo rockettare ma utilizzando con garbo e discrezione tutti i criteri classici delle composizioni proprio del rock.

Fare parallelismi con altri colleghi più in vista (mi vengono in mente Niccolò Fabi e Max Gazzè) sarebbe troppo facile perché Peli si avvicina a loro solo per la qualità delle proposte e per la passione artigianale che ci mette per esporle. Tutto qui. Per il resto il suo disco è perfettamente in grado di disegnare il suo mondo, offendo una mezz’ora abbondante di musica italiana di qualità superiore. Quella, per usare un luogo comune, che se il modo fosse perfetto, finirebbe nelle posizioni di rilievo delle classifiche di vendita. E invece Giovanni Peli è ancora un artista di nicchia, che lavora nell’ambito della musica indipendente, muovendosi con convinzione in maniera autonoma, scevro da oneri che (forse) il mercato maggiore gli imporrebbe.
Come un giovane Scott Walker o un David Sylvian meno cerebrale, lui dirige un mondo sonoro visionario ed onirico, travestito per l’occasione da musica leggera. “Così leggera che ci fa sognare”.
Eccellenti gli arrangiamenti (tipici del rock, con basso chitarra e batteria, lasciando le tastiere a coprire il ruolo dei tappeti di riempimento e qualche ottima divagazione con inserimenti di tromba e contrabbasso), ineccepibile la produzione (di Stefano Castagna) e la veste grafica di un altro vecchio lupo di mare come Roberto Kovre.
Insomma, un disco che è un peccato lasciarsi sfuggire e che vale la pena di cercare ed amare.
http://www.giovannipeli.it/

  [youtube:http://www.youtube.com/watch?v=-uSvgcA0ZHE%5D