Etichetta: Fermo/Spento
Tracce: 10 – Durata: 48:59
Voto: 7/10

Buffa e, in qualche modo, inquietante la genesi di questo disco: inciso nel 2001 sotto l’egida di Fabio Magistrali, riesce a vedere la luce solo in questi giorni quando (lo leggo nel comunicato che accompagna il press-kit) la band è riuscita a superare una crisi che li ha coinvolti all’indomani della registrazione del disco.
Oggi Alanjemaal hanno interrotto questa lunga pausa creativa, tornando ad esibirsi in concerto con la raggiunta stabilità, e il passo più sensato è sembrato quello di rilasciare, finalmente, il lavoro che avevano bruscamente inibito undici anni fa. Così, senza stare troppo a chiedersi se sarebbe stata una mossa controproducente (non lo è) e desiderando solo che un progetto sul quale avevano probabilmente investito molto avesse la sua possibilità, hanno scelto di dargli finalmente aria.
Sebbene chi li ha visti recentemente riconosca che non c’è molto in comune tra i brani di questo disco e quelli del nuovo repertorio, l’album ha una sua precisa ragion d’essere e il gruppo deve aver pensato che fosse uno spreco lasciarlo marcire in un cassetto inutilmente. Da questo l’idea di pubblicarlo e renderlo disponibile per il download (gratuito) prevedendo anche un numero di copie fisiche in CD per coloro che ancora preferiscono il formato classico.
Dalla ruggine (titolo evocativo anzichenò), nonostante gli anni di posa, è rimasto un album piuttosto fresco che oggi, a sentire la band, sarebbe uscito in una forma diversa ma che non manca di impressionare per una ancor brillante freschezza. Sarà che il linguaggio (quello di un post-rock piuttosto derivativo) è diventato un evergreen ma una canzone come Allucinazione ipnagogica sarebbe stato davvero un peccato non poterla ascoltare. Lo stesso di può dire di Memoria eidetica: entrambe sono stupendamente prive del timore per l’azzardo e sono forti di grovigli di arrangiamento degni di certi Motorpsycho così come delle matematiche imbastiture dei Tortoise.
In generale, però, a convincere non sono tanto i richiami a questo o a quell’altro gruppo (inevitabili quando ti accingi a creare qualcosa di personale) ma proprio la capacità della band di inventare un suono che possa raggiungere i limiti della definizione autoctona, con anche il rischio di apparire ostico. I dieci minuti e passa di Via Corelli, forse oggi appaiono un po’ eccessivi ma riportano comunque ad un bilanciatissimo esempio di progressione musicale per la quale tutto quel minutaggio risulta assolutamente indispensabile. 
Un disco nuovo, sempre con Magistrali alla consolle, è in preparazione per un’uscita nel 2013 e solo allora potremo capire la reale maturazione degli Alanjemaal. Per ora c’è questo lavoro che ripulito Dalla ruggine giunge fino a noi con orgoglio, competenza, rigore e passione. E scusate se è poco.