Artista: Francesco De Gregori
Etichetta: RCA Italiana
Anno: 1975


Celebrato proprio questa sera con un concerto pieno di ospiti all’Arena di Verona, Rimmel  di Francesco De Gregori, compie quarant’anni.
A metà degli anni ’70, quando i cantautori dovevano quasi obbligatoriamente timbrare il cartellino col sociale, il giovane De Gregori realizzò un disco splendidamente a metà strada tra l’impegno e il melò che si rivelò come u
na bomba da 500 mila copie diventando in poco tempo una inestimabile pietra miliare della nostra canzone.
Il brano omonimo, posto ad inizio album è, a tutti gli effetti, un classico che, senza grandi caratteristiche innovative musicali, ha saputo inventare un nuovo linguaggio nell’aspetto poetico.
Rimmel è considerata una canzone d’amore sebbene, a ben guardare, sarebbe più corretto definirla canzone d’odio. Il pezzo parla di un amore finito e del sentimento di rancore che si prova per la persona che ci ha lasciato. Stupende le metafore ricorrenti con la terminologia e il gioco del Poker, che connota la storia sentimentale con caratteristiche di strategia, bluff e azzardo proprie del famoso gioco di carte. Il resto della scaletta dell’album (che non raggiunge la mezz’ora in totale) è incredibile. Tutte le canzoni sono diventate altrettanto famose e indimenticabili.
Pezzi di Vetro ha un arrangiamento esile e immortale, gestito da una chitarra acustica che lascia alla voce il compito di primeggiare senza invadere. Un formidabile esempio di folk-song italiana.
Il Signor Hood è dedicata a Marco Pannella (e difatti nella tracklist dell’album, dopo il titolo appare la scritta tra parentesi “a M. con autonomia”) sebbene De Gregori abbia più volte spiegato che il Signor Hood della canzone non è Pannella ma tutti quelli che, come lui, sono «voci discordanti e personaggi rompicoglioni, polemici ma onesti».
In Rimmel appare anche la prima collaborazione ufficiale di De Gregori con Lucio Dalla che con lui scrive la musica per il brano Pablo (dove il “collega spagnolo” potrebbe ricondurre a Pablo Neruda), arricchendo l’arrangiamento con il suo clarinetto. Piccolo cameo di Dalla anche su Quattro Cani dove fa capolino la sua voce in uno dei suoi tipici gorgheggi. Secondo informazioni riportate nel sito del cantautore, la canzone disegnerebbe (condizionale obbligatorio) quattro ritratti di altrettanti “cani” della RCA di allora: Antonello Venditti (il “bastardo che conosce la fame e la tranquillità”), Italo “Lilli” Greco (“che va dietro i fratelli e si fida”), Patty Pravo (la “cagna, quasi sempre si nega qualche volta si dà”), e De Gregori stesso (il “cane di guerra che ossi non ha”).
Qualcuno vorrebbe che Venditti fosse anche il protagonista di Piano Bar sebbene De Gregori abbia smentito ufficialmente raccontando la genesi della canzone in questa maniera: “Avevo un appuntamento di lavoro e mentre aspettavo mi sono messo a girellare. In una saletta ho trovato un tizio che suonava il piano completamente fuori dal tempo.”
Una cosa che esce da Rimmel, sicuramente, è l’amore per Bob Dylan e, nel caso specifico, per Winterlude (dall’album New Morning del 1970) che ispira, in maniera diversa, ben due canzoni: Piccola Mela, che ruba il titolo ad uno dei versi (Winterlude, Winterlude, my little apple…), e Buonanotte Fiorellino che ne è una sorta di cover non accreditata. Ciò detto, Rimmel  ha personalità in ogni solco con la squisita capacità allargare gli orizzonti della canzone d’autore, solitamente considerata elitaria.
Gli anni ’70 erano anni strani… c’era bisogno di svoltare, di emanciparsi dal passato. Anche gli acquirenti di dischi cercavano di rinnovarsi e dopo il boom di vendite riservato ai 45giri nel decennio precedente, venne il turno degli “ellepì”.
Sicchè, mentre il 45 giri (Rimmel / Piccola Mela) non riusci a vendere che qualche centinaio di copie, non arrivando nemmeno alla Top 10, l’ellepì spopolò letteralmente restando in classifica per 60 settimane, raggiungendo un primato fino ad allora mai raggiunto da nessuno.
E il successo non s’è mai placato: oltre alle 500 mila copie dell’LP originale, vanno aggiunte quelle delle seguenti ristampe e delle versioni in CD che, ancora oggi, continuano a vendere.
Rimmel deve essere considerato il primo grande successo commerciale della canzone d’autore italiana senza dimenticare che, visti i tempi in cui uscì e le strategie dei discografici italiani ancora piuttosto naif, il merito è da attribuire completamente alla sua bellezza.