trasparenze_bigArtista: Maurizio Arcieri
Etichetta: Polydor
Anno: 1973

L’unico album inciso a suo nome da Maurizio Arcieri, frutto di un preciso progetto e non la raccolta di 45 giri, uscì nel 1973 col titolo Trasparenze.
Erano gli anni in cui l’attenzione del pubblico giovane si stava spostando sul formato LP e così anche gli artisti del nostro Paese avevano cominciato a lavorare a dischi con l’ampio respiro concesso dalla dimensione del 33 giri. Arcieri, che ci girava attorno da molto tempo, si mise al lavoro per una operazione ambiziosa e, soprattutto, autografa per la quale firmò le musiche di ben sette brani su dieci incidendo, per la prima volta nella sua carriera, canzoni da lui stesso scritte. Anche la scelta di apparire in copertina con nome e cognome mette in luce gli intenti di questa uscita discografica: questo non è più Maurizio de i New Dada e neppure il Maurizio di Cinque minuti e poi… bensì Maurizio Arcieri, autore e musicista attento con la voglia di imporsi in maniera competitiva nel panorama della musica pop internazionale.
Anche se oggi, a così tanti anni dalla sua uscita, è possibile individuare in Trasparenze elementi di progressive rock, è plausibile pensare che in origine non ci fosse intenzionalità e che il lavoro fosse generato più che altro da una sincera e comprensibile necessità di esprimersi con un linguaggio nuovo, fatto di blues rock, di suoni crudi e diretti, di elementi riconducibili al grande rock inglese dei primi anni ‘70 ma sempre espressi con l’unicità di chi mette in campo l’ingenuità al servizio di qualcosa di creativo che, con questi presupposti, appare naturalmente personale e innovativo.
I testi, in perfetta sintonia con il linguaggio del tempo, sono diretti e incisivi, solo in qualche occasione un tantino naif sebbene, apparentemente, siano la parte che Maurizio aveva meno a cuore in quel momento. L’esigenza era di emanciparsi dal suo personaggio con un linguaggio nuovo soprattutto musicale. La sua urgente necessità era di mettere a frutto un’esperienza più che decennale per imporsi come compositore curioso e intraprendente e Trasparenze non era altro che la sua ufficiale, sia pure inconsapevole, occasione per una rinascita sorprendente e talvolta spiazzante.
Il grigio della mente, che uscì anche su un 45 giri e che apre l’album, parla chiaro: non è una rassicurante ballata romantica, parla di dipendenze, di angoscia e dolore; musicalmente tradisce influenze distanti anni luce da quelle espresse nei successi pop degli anni precedenti, c’è Lou Reed, i Roxy Music, Robert Fripp e, col senno del poi, si sente tutta l’ispirazione di quegli artisti illuminati che stavano mettendo le basi per il rinnovamento creativo degli anni a venire.
Anche le inevitabili derive hippy/freak, espresse in brani come Per amore, Immagini e Vibrazioni, hanno un’espressività degna dei grandi protagonisti dell’epoca, Da Tim Buckley ai Pink Floyd, fino ai nostri Claudio Rocchi e Alan Sorrenti.
Trasparenze non ebbe il successo che Maurizio si aspettava ma oggi gli viene riconosciuto un ruolo inestimabile per il suo percorso artistico perché gli ha consentito di imporsi come l’illuminato creativo che, comprendendo di non di non poter rimanere ancorato agli allori giovanili, si dimostrò pronto ad affrontare quel momento di passaggio professionale che alla sua età (nel 1973 aveva da poco superato i 30 anni) era diventato fondamentale e necessario. A pensarci oggi, Trasparenze è il vero giro di boa della carriera di Arcieri che solo tre anni più tardi, quando iniziò il suo brillante percorso coi Krisma, cominciò a ricevere attestati di stima di cui ha goduto fino alla fine.